Il paleopatologo Francesco M. Galassi e l’antropologa forense Elena Varotto del FAPAB Research Center di Avola (Sicilia) hanno esaminato le babbucce conservate a Casa Buonarroti che la tradizione ritiene appartenute al genio rinascimentale, rivelando che l’individuo che le portava era alto circa 1 metro e 60. Altri studi, tuttora in corso, potranno rivelare ulteriori particolari sulla salute e sulle cause della morte dell’artista, per molti versi ancora poco chiare. La notizia pubblicata in esclusiva sul mensile BBC History Italia.

di Elena Percivaldi – tratto da ©BBC History Italia (n. 125/ settembre 2021), p. 32.

Daniele da Volterra (Daniele Ricciarelli), Ritratto di Michelangelo Buonarroti (ca. 1544). The Metropolitan Museum of Art, New York (fonte: Wikimedia Commons)

Èun paio di scarpe di cuoio dal design semplice quello che si conserva a Firenze, insieme ad una sola pantofola altrettanto spartana – l’altra sparì nel 1873 -, all’interno di Casa Buonarroti. Calzature di uso comune, certo, ma significative perché la tradizione le vuole indossate da Michelangelo Buonarroti (1475-1564) e quindi da annoverare tra i pochissimi effetti personali rimasti di uno dei massimi protagonisti dell’arte di tutti i tempi. Le scarpe furono ritrovate nella dimora fiorentina dal maestro e a lui subito attribuite. Ora due studiosi italiani, il paleopatologo Francesco M. Galassi e l’antropologa forense Elena Varotto del FAPAB Research Center di Avola (Sicilia), hanno analizzato i preziosi reperti nel tentativo di ricavare notizie riguardanti la vita e l’aspetto fisico del genio rinascimentale. Nel loro contributo, da poco pubblicato nella rivista scientifica internazionale “Anthropologie” (Brno, Repubblica Ceca), sono giunti alla conclusione che chi portava tali calzature, di foggia maschile e simili a babbucce, fosse un individuo alto circa 160 cm il che si accorda con quanto noto dalle fonti coeve: Giorgio Vasari nella sua biografia di Michelangelo sostiene infatti che il maestro fosse “di statura mediocre, di spalle largo, ma ben proporzionato con tutto il resto del corpo”. Pur in mancanza delle analisi al C14, non effettuate per preservare l’integrità del reperto, l’esperta di storia del costume Elisa Tosi Brandi dell’Università di Bologna ha confermato che stile e materiali delle scarpe sono coerenti con il periodo in cui visse l’artista.

Le calzature di Michelangelo. Credit: ©Casa Museo Buonarroti / Anthropologie

Michelangelo terminò la sua esistenza terrena a Roma il 18 febbraio 1564, nella modesta casa che sorgeva in piazza Macel de’ Corvi, oggi non più esistente (fu distrutta alla fine dell’Ottocento per far spazio al Vittoriano). Aveva quasi 89 anni e fino a pochi giorni prima aveva lavorato all’ennesima straordinaria opera, la Pietà Rondanini, destinata a rimanere incompiuta. La salma fu recuperata dal nipote Lionardo e trasportata a Firenze, dove venne sepolta in pompa magna in Santa Croce: qui ancora oggi riposa, in una fossa terragna accanto al sepolcro monumentale realizzato per lui dal Vasari. Ignote le cause del decesso così come l’esatto quadro patologico dello scultore negli ultimi anni della sua vita: sulla base degli indizi forniti dalle fonti, gli studiosi hanno ipotizzato che soffrisse di diverse malattie tra cui la gotta, il saturnismo – un’intossicazione provocata dalla prolungata esposizione al piombo contenuto nei pigmenti usati nella pittura dell’epoca – e l’artrite cronica. Nessuna autopsia sui resti è però finora stata realizzata. Ulteriori particolari giungeranno dallo studio che Galassi e Varotto stanno conducendo su vari aspetti biologici e antropologici di Michelangelo. E contribuiranno forse a rivelare importanti particolari relativi allo stato di salute e alle cause della morte del grande genio rinascimentale, per molti versi ancora oscure.

(Articolo di Elena Percivaldi, tratto da ©BBC History Italia (n. 125/ settembre 2021), p. 32.

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